Credo di averli fatti più o meno tutti, e quelli che non ho fatto prima li farò senz'altro adesso, con il nuovo romanzo. Gli errori si possono commettere in tutte le fasi di un lavoro letterario, dal momento in cui nasce all'idea a quello in cui si cerca di pubblicare la storia.
In fase di stesura, ad esempio, scrivo aggettivi ovunque. Aggettivi inutili, ridondanti, fastidiosi e a volte anche ridicoli. Quando vado a rileggere per la prima volta la stesura mi chiedo davvero com'è possibile che io ne abbia buttati lì così tanti. E allora si parte con l'amputazione, a volte dolorosa, ma sempre e comunque indispensabile. Alla fine, sarò onesta, temo sempre di averne lasciato qualcuno di inutile in qua e in là.
Un altro errore che commetto di sicuro è quello di far dirigere il gioco ai personaggi, che sono molto indisciplinati. Inizialmente parto sempre con l'intreccio più o meno chiaro, per giungere alla fine e ritrovarmi una storia fortemente diversa. Questo perchè io sono solo il braccio, la mente è data dall'insieme dei personaggi che fanno quello che vogliono. L'errore non sta tanto in questo quanto nel fatto che poi ci sono deus ex machina da correggere, contraddizioni, passaggi poco chiari. Quindi, dopo l'amputazione degli aggettivi, serve un'altra stesura per sistemare tutte queste beghe.
Un altro errore tragico è il cadere in paranoia: siamo sicuri che al mondo non sia stata scritta una storia simile? Non è che poi mi accusano di plagio? E i nomi dei personaggi non saranno troppo evocativi di storie altrui? Forse la mia storia non è abbastanza originale! Forse è troppo fantasy! Oh Dio, non posso mettere un vampiro nella mia storia perchè tutti direbbero che ho copiato Twilight! Aaahhh! Oh mamma ma c'è anche un licantropo!
Tutte pare inutili perchè se la gente dice che hai copiato la Meyer in quanto esiste un vampiro nella storia, allora la Meyer ha copiato la Rice, la Rice ha copiato Stocker e via dicendo.
Poi parte la valanga di errori che riguarda il "dopo". Dopo che l'hai scritto, riscritto, ri-riscritto e spesso addirittura ri-ri-riscritto, ti senti in grado di proporlo agli addetti al lavoro. Qua gli errori non li so bene identificare, posso dire che: bisogna evitare le case editrici a pagamento (qualunque forma di pagamento, acquisti di copie e coperture spese compresi, sono esclusi invece i costi derivanti dai lavori di professionisti quali editor e agenti), bisogna evitare case editrici che non pubblicano il genere del nostro romanzo, bisogna evitare le raccomandate (postali), bisogna evitare di scassare troppo la minchia perchè se non c'è trippa per gatti ogni azione è inutile.
Non ho ancora capito se le agenzie letterarie sono da scrivere nel reparto "errori del dopo".
Non ho ancora capito se rivolgersi direttamente a un editor sia un "errore del dopo".
Una cosa ritengo abbastanza certa: se si decide di rivolgersi a una persona in particolare (editor, agente, ecc...) bisogna presentarsi in maniera intelligente. Ovvero: quanto ci fa incazzare ricevere la lettera di rifiuto standardizzata da parte della casa editrice? Molto, perchè capiamo che non l'hanno scritta per noi e che probabilmente non hanno letto il nostro lavoro (e d'altra parte come potrebbero fare altrimenti? Eppure la gastrite ci sale lo stesso). Quindi: a che velocità potrebbero girare le palline dell'editor o editore di turno leggendo una nostra lettera standard, che potrebbe andar bene anche per un benzinaio o un primario ospedaliero? Credo che sia quantomeno prova di educazione e rispetto spiegare il perchè di quella scelta, motivandola possibilmente con la propria opinione sul lavoro del professionista in questione.
Detto questo, credo che di errori del "prima, dopo e durante" ce ne siano una valanga, credo di averne commessi una buona parte, ma credo anche che non sarò mai una scrittrice frustrata. Perchè? Perchè la pubblicazione non è il mio fine. E' un (un, non il) mio mezzo. Il mio mezzo per poter un giorno sbraitare tutto quel che so sulla questione animalista. Informare, divulgare, aiutare e perchè no anche imparare il più possibile su tutto ciò che riguarda la dignità della vita animale e i diritti di queste creature. Questo, e solo questo. Se non ce la farò attraverso la pubblicazione dei miei romanzi e quindi sfruttando un'immagine "popolare", ce la farò in altro modo. Per questo, non sarò mai una scrittrice frustrata: perchè pubblicare non è il mio fine. Però sarebbe una figata!
PS
parlo del romanzo nuovo, l'altro è stato pubblicato.
giulia cara, non sei sola, e soprattutto, non sei la sola a guardarsi indietro e vedere quanti errori! niente di irrimediabile,per fortuna, ma un bel bagaglio da cui cominciare a imparare!
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