E’ da tanto che me lo chiedo, ma non è che io abbia trovato una risposta univoca. C’è chi dice che semplicemente l’America (nello specifico oserei dire gli USA) è più grande, ci sono più persone, perciò è percentualmente più probabile realizzare “il sogno” e ottenere risultati. In pratica, è più probabile trovare il mendicante che diventa miliardario tra 500.000.000 di persone americane che tra 50.000.000 di persone italiane. Giusto. In teoria. In pratica, è molto più raro di quanto ci si dovrebbe aspettare che un italiano sbanchi, matematicamente parlando. E la domanda è: perché?
Ora, io in America non ci sono mai stata, tutto quello che so viene da una fonte molto poco attendibile: la televisione. Poi ci sono giornali, libri, riviste, cinema e quant’altro, ma la tv è la fonte primaria. E cosa mi insegna la tv sull’America? Che là i sogni vengono rispettati. Cha là si tende ad investire maggiormente sulle nuove reclute. Che là puoi collegarti a internet oggi, mandare una mail a Steven Spielberg stasera e leggere la sua risposta domani. Nella mail non troverai scritto chissà che, ma forse qualche buon consiglio sì, e se sei fortunato anche qualche numero di telefono utile.
Prova da Ferrara a mandare una mail a chessò...Giorgio Faletti. Se (e sottolineo se) ti risponderà sarà per dirti “grazie dei complimenti, forse me li merito e forse no, ma li accetto. Ah...ho letto che anche tu hai un sogno. Beh buona fortuna.”
Capite la differenza? Qua c’è una barriera, tra chi ce l’ha fatta e chi ce la vuole fare, pressoché insormontabile. Praticamente delle caste. Perché chi ce l’ha fatta “ha dovuto lottare con le unghie e con i denti, farsi il culo, uscire dalla miseria...perciò anche tu dovrai fare lo stesso. Perché per te dovrebbe essere diverso? Perché devi lottare meno di me? Poi non sia mai che ci sia troppa concorrenza, perciò fottiti.”
Pare che in America ci sia posto per tutti, e chi ce l’ha fatta non ha nulla da temere dalle nuove leve. Anzi, potrebbe addirittura imparare qualcosa di nuovo!
Qua no. Qua le poltrone sono tutte occupate: “vatti a scaldare il culo in mezzo all’immondizia, grazie.”
Non voglio certo dire che negli USA tutti realizzano il proprio sogno, ma un'opportunità spesso (non sempre) capita. Ultima in ordine cronologico: il film Paranormal Activity, costato 15.000 dollari, girato in 7 giorni, fonte di guadagno per 107 milioni di dollari (solo in America). Un sogno, oggettivamente. Internet è stato di certo il principale mezzo di pubblicità, servivano 1.000.000 di persone che chiedessero di veder il film sconosciuto nella sala vicino a casa, e il regista le ha trovate, queste persone. Poi va beh, tra queste persone c'era un tal Steven Spielberg...questo ha aiutato. La domanda è: qua sarebbe stato possibile tutto ciò? Qualcuno avrebbe davvero richiesto di vedere il film nella sala della propria città? Qualcuno si sarebbe interessato a questo film e al sogno che si portava dietro? In Italia, esiste davvero il passaparola? Qualcuno che davvero si prodighi per far sapere ad amici e paranti che "quello sconosciuto che fa film/libri/canzoni/quadri è davvero bravo e merita la loro attenzione?
Oppure ognuno si fa i fatti suoi, guarda "in casa propria", e si interessa solo ed esclusivamente del passaparola già innescato all'estero?
La solitudine dei numeri primi avrebbe venduto così tante copie se non avesse vinto il premio Strega? Qualcuno l'avrebbe esaltato in maniera così eclatante se invece che da Mondadori fosse stato pubblicato da una piccola casa editrice? Coloro che l'hanno premiato con tanta foga, l'avrebbero ugualmente considerato se non fosse stato targato Mondadori?
In Italia, è ancora possibile partire da zero e cambiare la propria vita e magari anche quella degli altri? I sogni, qua, hanno valore? O sono una perdita di tempo, un qualcosa che distoglie dal lavoro, dallo studio, dalla famiglia?
C'è ancora qualcuno che crede e ha voglia di investire nella novità? Nel nome nuovo? O è preferibile fare investimenti sicuri, puntare su nomi noti?
Un treno di domande abbastanza banali. E concludo dicendo che non ho mai scritto a Faletti, che non so cosa risponderebbe se gli si mandasse una mail e che ho scritto il suo nome solo perchè è uno dei più noti. Magari se gli mandate una mail sarà molto cordiale e vi svelerà il suo segreto del successo. O forse vi manderà a fare in culo. Non lo so. Non è questo il punto, comunque.
Incredibile tanta disperata lucidità. Non avrei saputo esprimere meglio la frustrazione di essere ancora, dopo mesi di pubblicazione, dopo anni di passione letteraria, dopo sforzi strenui e 'ben' diretti, dopo, dopo, dopo, e non certo prima di averci provato in tanti modi, emeriti sconosciuti...Triste ma vero.
RispondiEliminaIo credo, e non abbiatene a male, che prima di tutto bisogna porsi degli obiettivi realizzabili. Purtroppo, o per fortuna, uno su mille diventa famoso e del resto io credo che quello che noi oggi scriviamo con tanta amarezza in questi post, l'abbia scritto anche il Faletti di turno quando ancora gli sembrava che i suoi tentativi di 'sfondare' cadessero nel vuoto. E poi, parliamoci chiaro, non sempre ai nostri sforzi corrispondono i risultati sperati, anche se fosse ragionevole il contrario. é la vita, quella vera!
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